Nel cuore storico di Napoli, nascosto fra la Chiesa di San Domenico Maggiore e Via Nilo, esiste un luogo magico e misterioso, tempio iniziatico e capolavoro barocco senza paragoni: la Cappella Sansevero, ideata da un personaggio altrettanto misterioso Raimondo di Sangro, settimo Principe di Sansevero.
Le origini di questo tempio sono avvolte nella leggenda. Narra Cesare d’Ingenio Caracciolo, nel suo libro Napoli Sacra (raccolta delle leggende sulla costruzione delle chiese napoletane e delle storie dei suoi santi del 1623) che verso la fine del 1500, un uomo innocente portato in catene in carcere, passando davanti al giardino del palazzo dei Sangro, vide crollare una parte del muro di cinta e apparire la Madonna. Egli fece voto, qualora fosse stato giudicato innocente, di portare alla Vergine una lampada d’argento con un’iscrizione. Fu scarcerato, mantenne la promessa e da quel giorno il luogo diventò meta di pellegrinaggio.
Il duca di Torremaggiore Giovan Francesco di Sangro, ammalato gravemente, si rivolse alla stessa Madonna per ricevere la grazia della guarigione. Fu miracolato e fece quindi erigere una piccola cappella nello stesso luogo (oggi visibile sull’altare maggiore) chiamata Santa Maria della Pietà o Pietatella. Nel 1600, fu il figlio di Giovan Francesco, Alessandro, ad intraprendere i lavori di ampliamento e trasformazione della Cappella, rendendolo un luogo dove seppellire i suoi antenati e i suoi discendenti. Nel 1700, Raimondo di Sangro, Settimo Principe di Sansevero diede alla cappella una struttura secondo criteri completamente personali.
Raimondo di Sangro, fu prima di tutto un esponente del primo illuminismo europeo, letterato, inventore e primo Gran Maestro della Massoneria Napoletana. I misteri che avvolgono la sua figura nascono nei sotterranei del suo palazzo in largo San Domenico Maggiore, nei quali si dedicava ad esperimenti nel campo della scienza, chimica, meccanica e tipografica, raggiungendo risultati che strabiliarono i suoi contemporanei. Egli non rivelò mai i suoi segreti aggiungendo ancor più fascino alla sua figura di scienziato e alchimista.
Appena si accede alla Cappella si possono ammirare il Pavimento Labirintico, le statue ai lati della navata, ornamento alle tombe dei suoi avi, rappresentanti le Virtù, attraverso le quali si accederebbe alla conoscenza e al perfezionamento interiore, e al centro il Cristo Velato, capolavoro dell’arte marmorea, scolpito dall’allora giovane Giuseppe Sanmartino.
La leggenda che circonda questa statua, trova origine nella perfezione del sudario che ricopre il corpo del Cristo: vista la leggerezza del velo appoggiato sul corpo, si pensava che il Principe, nei suoi esperimenti, avesse trovato il sistema di “marmorizzare” i tessuti. In realtà, le moderne tecniche hanno rivelato che si tratta di un unico blocco di marmo, sapientemente scolpito da un artista talentuoso.
Un altro mistero è quello legato ai due scheletri che si trovano nella stanza sottostante la Cappella, le Macchine Anatomiche. Si tratta degli scheletri di un uomo ed una donna, sui quali è stato perfettamente ricostruito l’apparato circolatorio. La leggenda narra che il realizzatore delle macchine, il medico palermitano Giuseppe Salerno, su istruzione del Principe di Sansevero, avesse iniettato una sostanza, probabilmente a base di mercurio, che avrebbe permesso la metallizzazione dei vasi sanguigni.
Quanto ti abbiamo raccontato qui, è una piccola parte dei misteri che circondano la Cappella e della magnifica arte che essa contiene. Prenota quindi una visita presso la Cappella Sansevero con una guida Artamika per conoscere la storia del Principe e la leggenda nera da cui è avvolto da più di due secoli.
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